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Dai Balcani al Mediterraneo. L’Europa giusta non chiude la porta e non lascia indietro nessuno.

Occorrono canali legali e sicuri, ma soprattutto un nuovo servizio europeo di soccorso e ricerca in mare

Ho sentito fin da subito il dovere umano, civile e politico di recarmi direttamente sul campo affinché il mondo intero e le Istituzioni europee non potessero ignorare la vergogna di quanto avviene sulla Rotta Balcanica. Tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio del 2021 ho quindi vissuto un’esperienza molto intensa, soprattutto dal punto di vista umano: sono stato  in missione nella “rotta dei Balcani”, per verificare l’azione della polizia croata verso migranti e richiedenti asilo e per visitare i campi profughi di frontiera, dove oltre mille persone sono costrette a vivere in condizioni inaccettabili, soprattutto dopo la distruzione di alcuni campi. Sempre lo scorso anno sono stato al confine tra Polonia e Bielorussia, dove centinaia di esseri umani si trovano in condizioni inaccettabili poiché usati come strumenti politici, considerati armi di ricatto e merci di scambio dal regime di Lukashenko. Abbiamo visto bambini, uomini e donne abbandonati al confine tra Polonia e Bielorussia, mentre altre persone, coraggiose, che per aiutare chi rischia di morire corrono a loro volta il rischio di essere incarcerati per mano di un governo polacco guidato da crudeltà e cinismo. Con le nostre missioni abbiamo voluto dare la massima evidenza e il massimo risalto, anche mediatico, a una situazione che non possiamo più ignorare. L’Europa esiste se fa rispettare i suoi valori di fondo. 

Il fenomeno migratorio interessa l’est Europa ma anche il Mediterraneo, e l’Italia si trova direttamente interessata. Il Patto sulla migrazione proposto dalla Commissione europea non è sufficiente, occorrono canali legali e sicuri, ma soprattutto un nuovo servizio europeo di soccorso e ricerca in mare. Non ci stancheremo mai di ricordarlo: l’azione prioritaria dev’essere la revisione del Regolamento di Dublino affinché la gestione della prima accoglienza non sia più onere di pochi ma impegno permanente di tutti. Condivisione solidale delle responsabilità: questo deve essere la via maestra che deve guidare l’Unione europea e tutti gli Stati membri nell’affrontare il fenomeno migratorio. La logica emergenziale e di facciata imposta dalle destre ha solo sortito più irregolarità e più morti: è giunta l’ora di creare, anche tramite cooperazioni rafforzate, regole più chiare e soprattutto più umane senza essere preda dei veti nazionalisti di turno. Non possiamo girarci dall’altra parte: non possiamo farlo come europei e non può farlo la comunità internazionale tutta, che deve cambiare radicalmente approccio verso questi temi. 

Brando Benifei