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Difendiamo lo Stato di Diritto. In tutta Europa e non solo.

Chi compie violazioni dei principi democratici non deve più poter accedere alle risorse comuni.

Chi compie violazioni dei principi democratici non deve più poter accedere alle risorse comuni. Lo abbiamo detto e ripetuto più volte, relativamente alla situazione in Ungheria e Polonia: in questi Paesi, Orban e Kaczynski da troppo tempo discriminano le minoranze e indeboliscono le basi del funzionamento delle istituzioni e della democrazia. Non siamo rimasti a guardare quando Polonia e Ungheria hanno ricattato gli altri Paesi membri, minacciando di far saltare l’accordo su bilancio pluriennale e Next Generation EU per via della condizionalità sullo Stato di Diritto. La risposta dell’Unione Europea, che ha bloccato i fondi agli Stati che non rispettano lo Stato di Diritto, è stata chiara e la reazione di Orban e Kaczyński ha dimostrato che lo strumento è giusto ed efficace. La ripresa europea non può essere fermata dai veti di chi non rispetta i diritti fondamentali.

 

Durante questi anni di legislatura non ho mai smesso di guardare anche al di là dell’orizzonte europeo, oltre i confini di Schengen, per dare voce a quegli esseri umani che vedono quotidianamente violate le più basilari libertà internazionalmente riconosciute. Penso ad esempio alla Turchia, un Paese a me molto caro e che da molti anni è vittima di un regime autoritario che mina i diritti umani fondamentali. A tal proposito ho depositato due interrogazioni parlamentari rivolte alla Commissione Europea, in particolare sulle Violazioni delle libertà fondamentali nei confronti degli studenti dell’Università del Bosforo a Istanbul. Il 30 gennaio 2023 ho poi avuto il piacere di organizzare, insieme all’Eurodeputata socialista svedese di origine curda, Evin Incir, un evento sulle persecuzioni politiche e le detenzioni arbitrarie che negli ultimi anni hanno colpito gli studenti turchi. Tra gli ospiti di maggior rilievo, la toccante e coinvolgente testimonianza di Enis Berke Gök, studente turco tra gli arrestati dopo le proteste del 2021 e l’intervento di Patrick Zaki, il quale ha partecipato all’incontro in collegamento dall’Egitto. 

Brando Benifei