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Sanità pubblica, bene comune universale.

30 milioni di persone in Europa convivono con una malattia rara, ma continuano a dover fare i conti con un elevato livello di esigenze non soddisfatte.

Mi occupo sin dalla passata legislatura di sanità, attualmente sono vice-presidente del Gruppo Cuore del Parlamento europeo, nel 2018 ho lanciato un manifesto sulla cardiopatia strutturale, chiedendo la diagnosi precoce della SHD e sottolineando la necessità di un’azione comune dell’Unione sull’argomento. Inoltre, sono membro dei gruppi di interesse per la Salute dei Reni e Resistenza Antibiotica e dal 2015, anno della sua nascita, sono sostenitore del gruppo di interesse degli eurodeputati su “Diritti dei pazienti e sanità transfrontaliera” perché sono convinto che sia necessario mantenere alto il livello di attenzione sui diritti dei pazienti: il loro rafforzamento in tutta Europa può contribuire anche a rendere più forte il senso di appartenenza e di cittadinanza europea.

Dal 2017 partecipo attivamente alla celebrazione della Giornata Europea dei Diritti del Malato – promossa dalla rete europea di Cittadinanzattiva per rafforzare i principi enunciati nella Carta europea dei diritti del malato – che è ormai diventata un appuntamento annuale fisso nelle agende politiche europee e nazionali per informare, discutere e prendere impegni per migliorare i diritti dei pazienti europei.

Per esempio: 30 milioni di persone in Europa convivono con una malattia rara, ma continuano a dover fare i conti con un elevato livello di esigenze non soddisfatte. In media occorre attendere cinque anni per una diagnosi e, anche una volta ottenuta, è disponibile un trattamento solo per il 6 % delle malattie rare conosciute. I pazienti affetti da malattie rare sono inoltre soggetti in modo sproporzionato a oneri di natura psicologica, finanziaria e sociale. 

Una delle principali lezioni apprese durante la pandemia Covid-19 è che tutti i Paesi devono collaborare per migliorare la sicurezza sanitaria e che la salute è un prerequisito per il funzionamento della nostra società ed economia. Non bisogna, però, lasciare indietro nessuno, rafforzando la ricerca per creare le condizioni necessarie per avere più possibilità di cura, garantendo ai pazienti l’accesso a medicinali a buon mercato per rispondere alle esigenze mediche non soddisfatte. Un’Unione Europea della salute forte proteggerà il nostro stile di vita, le nostre economie e le nostre società. Lo stretto legame tra il salvare vite umane e il salvare i mezzi di sussistenza non è mai stato così evidente.

Brando Benifei